Francesco Coniglione
Popper Addio
Dalla crisi dell’epistemologia alla fine del logos occidentale
Francesco Coniglione
Popper Addio
Dalla crisi dell’epistemologia alla fine del logos occidentale
Indice del volume
Prefazione
1. L’idea “ricevuta” di scienza e la sua critica
1.1. La “tradizione ricevuta”: ragione, logica e metodo
1.2. La “Received View” e la sua crisi interna
1.2.1. I caratteri fondamentali della “Received View”
1.2.2. La critica della “Received View”
1.3. Thomas Kuhn e i paradigmi scientifici
1.4. Imre Lakatos e i programmi di ricerca scientifici
1.5. L’addio alla ragione di Paul K. Feyerabend
2. Nuove strade e vecchi vicoli ciechi
2.1. La cacciata dal Paradiso
2.2. Il ritorno del descrittivismo: l’epistemologia naturalizzata
2.3 L’epistemologia evoluzionista e Konrad Lorenz
2.4 Dal ritorno della sociologia della scienza ai Science and Technological Studies
2.5. Il costruttivismo e la dissoluzione della realtà
2.6. L’approccio femminista alla scienza
2.7 La morte della razionalità scientifica in Richard Rorty
La prefazione
Il contenuto di questo volume avrebbe dovuto costituire in origine la parte conclusiva della seconda edizione del mio volume Introduzione alla filosofia della scienza. Un approccio storico (attualmente in fase avanzata di lavorazione; la prima edizione è stata pubblicata nel 2004), che – nella sua prima versione – terminava a dire il vero un po’ bruscamente, lasciando il discorso alle soglie di quella vera e propria rivoluzione nel campo della filosofia della scienza che è iniziata con gli anni ’70 e che non possiamo ancora dire conclusa. Esso si limitava così a presentare quelli che erano i temi “classici” della disciplina, come consegnataci dalla grande stagione che si era aperta col neopositivismo viennese e che poi aveva avuto la sua continuazione e il suo consolidamento disciplinare negli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale. Si arrivavano insomma a delineare le concezioni divenute paradigmatiche di Carnap, Hempel, Nagel e di Popper e di tanti altri filosofi della scienza che con essi dialogarono, polemizzarono, si differenziarono, rimanendo pur tuttavia all’interno di una comune visione della razionalità scientifica che – al di là delle differenze e delle enfatizzazioni (come ad es. quella che spesso contrapponeva le concezioni di Popper a quelle degli eredi del neopositivismo) – era condivisa e difesa nella convinzione che fosse possibile individuarne i caratteri metodologicamente caratterizzanti e quindi fosse possibile proporla a modello di ogni altra disciplina che volesse accedere a livelli accettabili di scientificità e di discriminazione critica. Non che non esistessero all’interno di questa tradizione motivi di crisi, punti oscuri e temi in cui si esercitava una vivace polemica; ma si riteneva comunque che ciò avesse carattere “locale” e comunque temporaneo, nella fiducia che la discussione critica e il lavoro dell’analisi potessero risolvere prima o poi ogni questione e che, in ogni caso, per quanto grave fosse il dissidio, esso non intaccasse l’immagine di cristallina razionalità che era incarnata nel modo più eccellente dall’impresa scientifica e il cui più tipico rappresentante – anche se non unico – è stato Karl Popper.
Ma la storia stava in agguato e ben presto tutti i punti critici precipitarono in una crisi generalizzata quando vi fu chi seppe offrire una visione nuova e dissacrante della scienza. Di solito si vede in Thomas Kuhn l’elemento catalizzatore di essa, che assume il carattere di una critica interna (ed a volte esterna) dell’immagine “ricevuta” (la cosiddetta “Received View”) di scienza consegnata dai grandi maestri del neoempirismo e in sostanza condivisa anche da Karl Popper (al di là dei dissensi su particolari aspetti, come il ruolo dell’induzione, della conferma e della metafisica), che dei suoi caratteri di razionalità è stato il più significativo, pugnace ed influente difensore. Sicché un aspetto dei più caratteristici e rilevanti di tale crisi è la critica del suo pensiero, visto come il baluardo principale di una visione della scienza irrealistica e ormai obsoleta, al punto da poter tratteggiare la storia della riflessione sulla scienza degli ultimi decenni come un “lungo addio” a Popper (il che, tra l’altro, giustifica il titolo di questo libretto). Ed è appunto da qui che doveva cominciare il discorso lasciato in sospeso nella prima edizione della Introduzione. Ma, via via, il materiale da aggiungere cresceva, si inserivano sempre nuove tematiche e protagonisti e si vedeva che la storia non si poteva affatto concludere con i tre rappresentanti standard della cosiddetta filosofia post-positivista (Kuhn, Lakatos, Feyerabend), in quanto numerose strade erano state nel contempo aperte, innumerevoli problemi erano stati suscitati (o risuscitati) e così la pagine aumentavano sempre più, facendo correre il rischio di una elefantiasi del vecchio volume che sarebbe finito per diventare scomodo per il lettore e (ahimè) inadatto per i corsi “a pillole” dell’università degli ultimi anni, alla quale il volume era elettivamente rivolto. Così è maturata la decisione – anche su consiglio dell’Editore – di rendere autonoma questa parte, pubblicandola in un volume più agile e maneggevole, che sia leggibile in modo autonomo ma al contempo costituisca una ideale continuazione del più compassato e didascalico lavoro introduttivo ai temi classici della filosofia della scienza, che nel contempo verrà ripubblicato in modo rinnovato. Così il lettore (e lo studente) può accedere alla complessa problematica della filosofia della scienza del Novecento sia leggendo (e studiando) la presentazione dei suoi classici problemi, sia gettando uno sguardo a quanto è avvenuto successivamente ed è ancora in corso di turbolento divenire.
Come potrà notare il lettore che già conosca la mia Introduzione, il tono e l’andamento di questo volumetto è diverso: meno didascalico, più discorsivo e senza gli accorgimenti ivi contenuti (doppio corpo del testo, riquadri esplicativi, frequente paragrafazione ecc.); ciò allo scopo di dare al testo una maggiore agilità (consona anche alla collana in cui esso è inserito) e alla narrazione una più accentuata continuità. Inoltre è inevitabile che esso presupponga la conoscenza almeno degli snodi teorici fondamentali che hanno caratterizzato la filosofia della scienza classica (e che sono stati esposti nella mia Introduzione), anche se – ove necessario – ho cercato di agevolare il lettore ponendo in nota i chiarimenti concettuali ritenuti indispensabile per una piena intellezione del testo. Sempre a tale scopo, ho preferito optare per il sistema di notazione americano (autore, data, pagina), in modo da evitare un appesantimento delle note, riservandole maggiormente alle discussioni ed esplicazioni concettuali e mantenendole per tale motivo a piè di pagina
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